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Consiglio libroso delle "Operette morali" di Giacomo Leopardi

Le "Operette morali" leopardiane...

Per la rubrica #igrandiclassici, ecco a voi un bellissimo #consigliolibrososu uno dei poeti ottocenteschi che mi sta più a cuore, Giacomo Leopardi.

Per festeggiare i 200 followers, ho deciso di caricare sul feed, in seguito, anche degli estratti del testo. Anticipo che, a mio parere, questo tipo di testo non può essere soggetto a valutazione da parte di nessuno, trattandosi di uno dei più grandi poeti che la storia abbia conosciuto. Tenendo conto di questa premessa, iniziamo la critica letteraria riguardante "le Operette Morali", una raccolta di pensieri intimi dell'autore, espressi tramite metafore e con l'inserimento di personaggi che rispecchiano l'interiorità di chi li ha scritti. Come ben si sa, l'anima del poeta era tormentata dal complesso rapporto con la famiglia, dal rapporto col mondo e con la natura, matrigna benevola in un primo momento e pronta a riprendersi ogni cosa subito dopo. Egli mette su carta, in questo capolavoro, ogni tratto distintivo della sua poetica, pronta a catturare l'anima delle cose che lo circondano. Lo stile è bucolico, cioè prettamente naturale, anche se in alcuni tratti diventa sublime ed elevato. La mia edizione è della casa editrice Fabbri, l'ho comprato a un prezzo stracciatissimo ad un mercatino del libro, uno degli acquisti migliori che abbia potuto fare😍

Buona lettura a chi ama questo poeta, a chi non lo considera soltanto un superficiale pessimista, a chi riesce a penetrare nei meandri nel suo animo sensibile, a vedere le cose con i suoi occhi profondi. A chi riesce ad amarlo nonostante sia vissuto in un periodo differente dal nostro, a chi tutt'oggi lo irradia d'amore, tutto quell'amore che Leopardi, in vita, non è riuscito a ottenere pur essendone stato in costante ricerca e pur avendone dato, a modo suo, una quantità smisurata.

Info:
Le Operette morali sono una raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, divise tra dialoghi e novelle dallo stile medio e ironico, scritte tra il 1824 ed il 1832 dal poeta e letterato Giacomo Leopardi.
Sono state pubblicate definitivamente a Napoli nel 1835, dopo due edizioni intermedie nel 1827 e nel 1834.
Le Operette sono l'approdo letterario di quasi tutto lo Zibaldone.
I temi sono quelli cari al poeta: il rapporto dell'uomo con la storia, con i suoi simili ed in particolare con la Natura, di cui Leopardi matura una personale visione filosofica; il confronto tra i valori del passato e la situazione statica e degenerata del presente; la potenza delle illusioni, la gloria e la noia.
Sono tematiche riproposte alla luce del cambiamento radicale avvenuto nel cuore dello scrittore: la ragione non è più un ostacolo alla felicità, ma l'unico strumento umano per sfuggire alla disperazione.
A differenza dei Canti, sono state concepite interamente nell'anno 1824. Le differenti edizioni testimoniano integrazioni di dialoghi successivi e aggiustamenti circa il messaggio finale.
Le Operette furono spesso confuse con un progetto parallelo del padre Monaldo, che ebbe molto successo, e spesso Giacomo era citato come l'autore, procurando al poeta forte imbarazzo e frustrazione.
Gli argomenti delle Operette, in particolar modo quelli sviluppati nel Dialogo della moda e della Morte e Dialogo di Tristano e di un amico, saranno ribaditi con decisione, come un corollario della filosofia leopardiana, da Carlo Michelstaedter  ne La Persuasione e la Rettorica.

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