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Recensione "La luna e i falò" di Cesare Pavese

La luna e i falò

Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Edizione: 2
Anno edizione: 2014
Formato: Tascabile
In commercio dal: 13 gennaio 2014
Pagine: XXXIV-212 p.

《Che cos'è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e i falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne, e tutto quello che per tanti anni ti sei portato dentro senza saperlo si sveglia adesso al tintinnío di una martinicca, al colpo di coda di un bue, al gusto di una minestra, a una voce che senti sulla piazza di notte.》 

"La luna e i falò" è forse l'opera più bella di Pavese: quella che ha scritto per ultima, che si portava dentro da tanto tempo. Il ritorno al passato, la voglia di voler tornare a vivere i momenti trascorsi un tempo, rivedere negli occhi delle persone il colore della terra e del cielo che, per molti anni, Anguilla si era lasciato alle spalle. O forse, dovremmo identificare Anguilla con Cesare Pavese stesso. 

D'altronde, l'amore per la sua terra, la passione per quelle colline piene di storia, rumori e odori sono l'essenza dello stile e del modo di vedere la realtà che caratterizza lo scrittore. Posti che hanno conservato a lungo tutto ciò che Pavese riesce a percepire e raccontare in questo libro. La libertà, la purezza e la leggerezza della terra d'origine, la consapevolezza di appartenere ad un luogo nel mondo sono cose che non si possono comprare, che sfuggono alla realtà materialista che ci avvolge e ci confonde. 

La rilettura di questo romanzo è stata molto più gradevole. Le sensazioni che affiorano dalle pagine che contengono la parte più vera delle anime dei personaggi vengono narrate con estrema leggerezza e sapienza, da mani esperte e giudiziose. Ricordare Pavese in questo modo è stato un piacere, un modo per conoscerlo meglio e per avvicinarmi ancora di più al suo modo di essere e di interpretare la realtà. 

È stata una pura coincidenza che io finissi di leggere questo libro poco prima del sessantanovesimo anniversario dalla morte dello scrittore e credevo fosse giusto scrivere qualcosa in più di banali stories per ricordarlo. Non darò una valutazione a questo libro perché, come diceva qualcuno, un classico è un libro che, nonostante passi il tempo, ha ancora qualcosa da dire.

Trama:

Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato dalla critica il libro più bello di Pavese, "La luna e i falò" è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, "La luna e i falò" recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private, l'amicizia, la sensualità, la morte, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo.


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