venerdì

Consiglio di lettura di "Ciò che non muore mai" di Alfonso Signorini


Ciò che non muore mai...
È una delle storie più belle che parlano di passione, sacrificio, amore e speranza. Lui è un bambino come tutti gli altri...o forse no, solo apparentemente lo è. È ciò che oggi definiremmo un "enfant prodige". Si tratta di uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, colui che credeva nella propria nazione e la amava almeno quanto tutti noi amiamo la nostra: Friederich Chopin. Un genio assoluto del pianoforte, del Romanticismo, dall'animo tormentato e colmo di tristezza e solitudine. Pur essendo acclamato da molti, in pochi sono riusciti a dargli ciò che egli veramente meritava. Tra queste persone, vi furono i suoi familiari, che lo sostennero e lo incoraggiarono sempre. Insieme a loro, un misterioso personaggio suggeriva a Chopin come sentire la musica, come trasmettere la propria interiorità sui tasti e farla percepire al pubblico circostante. Notturni, ballate e studi, pochi punti cardine che fecero del piccolo grande Chopin, uno dei geni più acclamati del mondo.

Buona lettura a tutti, specialmente a chi combatte ogni giorno per realizzare i suoi desideri. Buona lettura a chi spera, a chi lotta, a chi non si arrende MAI, nonostante i mille ostacoli da superare. 
Vi ricordo che nelle stories è già presente il www Wednesday di questo Mercoledì, buona lettura, spero vi piaccia!


Trama:

L’arte è immortale, e rende immortali. Fai un figlio, pianta un albero e scrivi un libro, così non morirai mai, diceva Tagore. Anche comporre delle musiche che risuonano per sempre nell’anima delle persone, però, è un modo per non conoscere l’oblio. Tant’è che di Chopin ancora si parla. Ma non solo per il suo estro. Pure, per esempio, per le sue vicende amorose (e anche in merito a questo sentimento, che la Dickinson definì come il tutto di cui sappiamo solo questo, ossia che è ogni cosa, piace agli esseri umani illudersi che sia eterno, che mai muoia), in particolare per il legame con George Sand, colei di cui si sostiene che fosse una tabagista accanitissima e che sapesse scrivere un romanzo in soli cinque giorni: la coppia, ritratta anche da Delacroix, è rimasta nell’immaginario collettivo, avvolta da un’aura di leggenda e insieme di mistero. Alfonso Signorini, che non è nuovo alle incursioni, oltre che nel mondo del giornalismo e della televisione, anche in quelle della narrativa e della musica (basti pensare al fatto che è stato regista di una Turandot, e che ha scritto un libro su Maria Callas, cui Tom Volf ha dedicato il recentissimo documentario passato dalla Festa del Cinema di Roma), dà così alle stampe una nuova biografia romanzata (ma valica il genere, tale è la ricchezza della sua limpidissima e caleidoscopica prosa), in cui mescola con sapienza il documentario all’immaginifico. Narra vite, emozioni e sentimenti senza sentimentalismo né retorica, con appassionante passione e rara meticolosità nella caratterizzazione di ambienti e personaggi, e illustra le mille connessioni, partendo da Chopin ma poi, in realtà, fra le righe, ampliando il discorso, che si fa simbolico, sincretico e sintetico, fra arte ed esistenza.

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