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Review Party "L'assassino che è in me" di Jim Thompson

L'assassino che è in me...

Valutazione 5 stelle su 5

Traduttore: Anna Martini
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 30 gennaio 2020
Pagine: 302 p.

Rieccomi qui, cari lettori! Oggi voglio parlarvi di un secondo romanzo di Jim Thompson, un autore del quale vi avevo già parlato in precedenza grazie ad una lettura che ho avuto modo di affrontare, ovvero "Inferno sulla terra". Riprendendo il discorso proprio da lì, ricordo che avevo apprezzato il libro ma non mi aveva stupito poi così tanto come credevo poiché ha ripreso meccanismi snocciolati in qualsiasi forma e modo possibili ed immaginabili anche e soprattutto nella letteratura italiana. Questo secondo libro di Jim Thompson del quale vi parlerò, ovvero "L'assassino che è in me" mi ha spalancato le porte verso un mondo completamente differente rispetto a quello nel quale sono stata immersa nel precedente libro. Questo secondo volume, sempre edito HarperCollins, affronta pur sempre la tematica psicologica che abbiamo trovato anche nel primo romanzo, soltanto che da un'ottica originale e diversa rispetto a quella del classico forestiere della vita. Al posto di questa figura emblematica abbiamo, infatti, quella di un deviato, di un assassino che, in preda alla più totale follia, decide di compiere una serie di omicidi, lasciando dietro di sè una lunga scia di sangue e di odio. 

A differenza del primo romanzo, possiamo notare una corposa maturazione dell'elaborazione interna al romanzo. Qui abbiamo la follia che, anziché essere una via di non risoluzione dei problemi psicotici, diventa il fattore che alimenta costantemente questa scia di omicidi che il protagonista si lascia alle spalle. Come avvolto da un raptus incontrollato, che lo domina, è lo stesso protagonista a guidarci attraverso i fatti che ha compiuto. È come se la carta in cui scrivesse si rivelasse una sorta di mezzo per poter esternare ciò che la sua follia interiore gli fa compiere. Un prezioso confidente, questo romanzo, delle pagine alle quali affidarsi, confidando loro tutti i meccanismi inconsci, dovuti alla follia, che lo portano a compiere efferati delitti. La cosa che più mi ha entusiasmato del racconto, è il fatto che la follia sia in grado di ribaltare chiunque, in qualsiasi momento. In effetti, è proprio un vice sceriffo, un buono, a trasformarsi in qualcosa che non avrebbe mai immaginato. 

Questo era quello che mi aspettavo da Jim Thompson, qualcosa di innovativo, pur mantenendo come aspetto base delle caratteristiche classiche e stereotipate; operando in questo modo è ovvio che bisogna andare oltre, portare la novità nella tradizione, altrimenti si finisce per diventare ripetitivi e banali. Cosa che, fortunatamente, in questo secondo romanzo dell'autore, non ho riscontrato e, a parer mio, non avviene proprio. Per questo motivo ho voluto premiare la novità, il meccanismo narrativo esplosivo che ha portato una ventata di aria fresca in atteggiamenti triti e ritriti. La mia valutazione è di 5 stelle su 5 e ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati di psicologia sociale, è interessante vedere come l'autore si destreggia operando dal punto di vista del protagonista. Interiorità che diventa socialità, quella socialità che è lo specchio dei travagli interiori e dei turbamenti psichici.

Trama:

Per sondare gli abissi della psiche di un assassino serve un valente strizzacervelli? Macché, basta cercarne le radici in una sonnolenta cittadina del Texas, dove il vicesceriffo locale, l'insondabile Lou Ford, sente che sta riprendendo vigore nel suo intimo la malattia, una follia incontrollabile che sfocia in reazioni inconsulte. Incaricato di cacciare dai confini urbani una sciantosa che adesca clienti, tra cui il figlio del ricco petroliere del luogo, finisce per seminare una lunga scia di violenza dietro di sé, tappando una falla da una parte e aprendone una nuova da un'altra. Malefatte che è lo stesso protagonista a raccontare al lettore, in una sorta di confessione fiume, in tempo reale, come se non fosse Jim Thompson bensì Lou Ford stesso a prenderlo per mano e a trascinarlo nell'insensato vortice della sua violenza cieca.